Dalla parte di Alamin. Contro le leggi che producono illegalità. Nessuna persona è “clandestina”

Il nostro candidato Md Alamin vive a Palermo da quando ha cinque anni, è regolarmente presente, lavora e arricchisce il tessuto economico, sociale e culturale di questa città.

E questa è sicuramente una cosa importante da sottolineare per dare conto anche dell’ignoranza che caratterizza l’attacco razzista da parte di un candidato della lista “Noi con Salvini” a Palermo che non abbiamo più voglia nemmeno di nominare.

Quali atri strumenti avrebbero del resto simili personaggi, se non quello di fomentare l’odio per racimolare voti. L’assenza di idee è spesso accompagnata dalla prevaricazione e dalla violenza.

Ma c’è qualcosa in più che come portavoce di Sinistra Comune abbiamo il dovere di aggiungere. Anche se siamo ben consapevoli di come i pregiudizi non si lascino modificare dal ragionamento e dai dati reali, perché rispondono alla pancia e non alla testa delle persone, come dimostrano i commenti osceni al post contro Alamin, di decine di fanatici incattiviti, che speriamo non si rendano neanche conto dell’orrore che sono stati in grado di esternare, e capiscano prima o poi che i “nemici” che rendono triste la loro esistenza sono ben altri.

Con questa consapevolezza offriamo comunque il nostro sforzo per fare un po’ di chiarezza e restituire un minimo di verità.

La parola “clandestino” è un’offesa solo per chi la pronuncia.

Questa parola non ha fondamento giuridico, è in sé carica di odio e fallace, usata per ferire e marginalizzare le persone costrette a entrare e vivere in Italia senza documenti.

Le leggi italiane non prevedono più da anni, se non in via residuale, modalità di ingresso legale sul territorio e rendono impossibile la regolarizzazione, dopo l’ingresso, anche di chi trova un lavoro.

Le leggi italiane sull’immigrazione producono illegalità e rendono le persone fragili e vittime di sfruttamento, e i politici in mala fede strumentalizzano questo processo per fomentare paure e insicurezza.

È proprio la legge del leghista Bossi (la Bossi-Fini del 2002) che produce “clandestinità” come scelta politica,costringendo persone che comunque mai verranno allontanate dal territorio, a nascondersi e vivere di espedienti.

I cosiddetti “clandestini” sono tante donne e uomini migranti sfruttati nei principali settori della nostra economia: dall’agricoltura all’edilizia, al lavoro domestico e di cura.

La cosiddetta “clandestinità” è stata un passaggio obbligato per la maggior parte dei milioni di migranti ad oggi regolarmente presenti in Italia, che hanno il più delle volte dovuto aspettare una “sanatoria” per potere finalmente ottenere i documenti anche se qui lavoravano già da anni.

“Clandestine”, infine, in assenza di corridoi umanitari, sono chiamate le persone che fuggono da guerre e violenze (a proposito di loro, una piccola parentesi: la finiscano i leghisti e altri razzisti di dire numeri a caso. La metà dei richiedenti asilo ottengono una forma di protezione; molti di più se si considerano anche le decisioni dei tribunali quando si fa ricorso).

Nessun essere umano è illegale. Nessun essere umano è “clandestino”.

E la sicurezza si costruisce soltanto attraverso la garanzia dei diritti di tutte e tutti.

Uniamoci per reclamare reddito e lavoro, servizi e dignità, invece che accettare la logica della guerra tra poveri che tanti politici usano ogni giorno per spegnere conflitti e non assumersi la loro responsabilità. È l’unico modo che abbiamo per essere felici.

I e le portavoce di Sinistra Comune.

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