Su disabilità, scuola, politica e pandemia. #KatiaOrlando #BarbaraEvola

Aleggiano tante incertezze sulla riapertura delle scuole: i fondi che tardano ad arrivare, le aule non adeguate, il personale docente insufficiente e il numero di studenti per classe sovradimensionato. A ciò si aggiunge lo spettro dei doppi turni e l’oggettiva difficoltà di garantire le norme di sicurezza all’interno delle scuole, specie dell’infanzia e della primaria.
Il mondo della scuola auspicava che la pandemia fosse l’occasione per nuovi investimenti, per rinnovare edifici e potenziare l’organico, per dare nuova linfa al sistema pubblico dell’istruzione. Auspicava, appunto.
Le preoccupazioni si accentuano pensando al futuro degli studenti disabili in Sicilia. Nei lunghi mesi di quarantena, gli studenti con disabilità sono rimasti soli e totalmente a carico delle famiglie che, laddove potuto, li hanno supportati nella “Didattica a Distanza” (DAD), senza l’affiancamento di alcuna figura specializzata e, molto spesso, senza più le fondamentali attività riabilitative e terapie extra scolastiche. Per la maggior parte degli interessati un’esperienza drammatica vissuta in solitudine.
I docenti di sostegno e gli assistenti alla comunicazione sono riusciti a seguire on Line gli studenti la cui disabilità permette di svolgere attività a distanza. Gli assistenti all’igienico-personale, a cui è affidato il compito delicato dell’assistenza alle necessità fisiologiche e altre forme di accudimento, sono invece rimasti a casa, peraltro senza contratto, poiché non è stato loro consentito di convertire il proprio lavoro con l’assistenza domiciliare, previsto da un preciso DPCM.

 

 


Questi assistenti specializzati, insieme al lavoro dell’insegnante di sostegno, del corpo docente tutto e degli assistenti alla comunicazione, concorrono a realizzare in maniera piena il percorso di inclusione scolastica degli studenti disabili in Italia.
Sembra, però, che in Sicilia per loro non vi sia più futuro, almeno così lascia intendere la Regione e a seguire gli Enti locali, che si sono prodotti in un balletto di competenze su chi avesse l’onere di erogare un servizio fondamentale per gli studenti e le studentesse disabili. Si è così assistito al non recepimento dei Decreti del Presidente del Consiglio, a Delibere regionali che lasciano spazio ad interpretazioni ambigue sulla definizione di queste figure professionali, all’estenuante rimpallo delle competenze tra Stato e Regione Sicilia. Mesi e mesi trascorsi a capire come estromettere questa figura professionale invece di pensare a come stabilizzarla, potenziarla e adattarla ad emergenze finora mai immaginate, come quelle della diffusione di un virus. Un percorso talmente nebuloso e tortuoso da fare smantellare in alcuni casi anche quanto di buono costruito negli anni, vedi quei Comuni che nelle scuole dell’obbligo avevano internalizzato questi lavoratori e che ora sembra verranno utilizzati altrove.
E gli studenti disabili, ci si chiederà? Chi mai potrà svolgere le delicate mansioni di assistenza alle necessità fisiologiche, al consumo della merenda, alla mobilità all’interno della scuola? I collaboratori scolastici. Sì, proprio loro, sotto organico da tempo e non preparati per queste mansioni e, volendo, neanche idonei per contratto. Ma se è vero che le questioni pratiche possono essere fronteggiate e superate con specifici corsi di formazione e possibili future modifiche del CCNL, rimane il tema dell’opportunità. È cioè opportuno che un lavoratore che si occupa di igiene dei locali, e adesso magari anche di sanificazione, e vigilanza degli studenti, e molto altro ancora, possa adesso essere anche assistente igienico-personale contemporaneamente di più studenti con disabilità grave o gravissima? Si può immaginare, per esempio, che al momento della ricreazione, quando è richiesta massima attenzione nei confronti degli studenti tutti, i collaboratori scolastici possano dar da mangiare e da bere in sicurezza, conoscendo magari le tecniche di disostruzione, agli alunni disabili? Si può immaginare che i collaboratori scolastici mentre procedono con la pulizia di un ambiente, o alla diffusione di una circolare, debbano essere chiamati per aiutare, con tutto il garbo e la competenza dovuti, lo studente nelle sue necessità fisiologiche? Per la Regione Sicilia sembra che si possa. La stessa Regione che nomina il Garante della disabilità e lo sospende per cause imperscrutabili, lasciando la comunità regionale dei disabili senza il loro “tutore” istituzionale.
Noi pensiamo che la politica, di fronte ad una normativa nazionale e regionale che si sovrappone, magari confligge e ingenera confusione su pertinenze e ruoli, debba intervenire e legiferare per fare chiarezza, non “scaricare” gli studenti disabili e lederne il diritto allo studio. La politica deve dare l’indirizzo politico, appunto.
Il messaggio, non più tanto velato, che i bisogni speciali e fondamentali delle studentesse e degli studenti con disabilità siciliani siano per le Istituzioni un fardello economico di cui volersi disfare è involutivo e pericoloso per tutta la comunità e straziante per i diretti interessati.
Oggi, il timore che dal prossimo anno scolastico si inneschino ulteriori processi di marginalizzazione è molto forte.

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