Alice Franzitta

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Parole chiaveTerritorio, partecipazione, beni comuni.

Ciao, io sono Alice Franzitta, sono un architetto e da 15 anni mi occupo di restauro e recupero del nostro centro storico. Grazie all’impegno costante io e il mio studio siamo riusciti a strappare tantissimi pezzi di centro storico al degrado fisico, che innesca inevitabilmente degrado sociale, portando più di cento famiglie a tornare a vivere in centro. Il mio lavoro è il mio strumento per svolgere un quotidiano esercizio di cittadinanza.

La rinascita del nostro centro storico è frutto di un progetto urbanistico affiancato ad un piano di sviluppo dell’area, le due cose non possono mai viaggiare separate, il progetto urbanistico è un Piano Attuativo: Il Piano Particolareggiato Esecutivo. Strumento straordinario, unico in Italia per vastità, qualità e grado di dettaglio, voluto con determinazione da un giovanissimo Leoluca Orlando nel 1988 ed adottato dal suo Consiglio Comunale nel 1990. Uno strumento rigido, è vero, ma è grazie alla sua rigidità che si è ridotta al minimo, in centro storico, la possibilità di speculazione edilizia, garantendo la salvaguardia del nostro patrimonio architettonico.

Chi come me, per quindici anni, ha avuto a che fare con questo strumento non può fare a meno di pensare ad un modo per esportarlo fuori dal centro storico, con il fine di migliorare la qualità della vita in ogni quartiere di ogni circoscrizione. Corredare quindi il Piano Regolatore Generale di tanti Piani Attuativi che entrino nel merito delle specificità di tutti quei quartieri che meritano la stessa attenzione del nostro centro. Si pensi alle borgate marinare, alla costa sud o allo zen. Tutto questo deve pensarsi in concerto con la popolazione residente. Solo i residenti infatti conosco fino in fondo le criticità e le esigenze dei quartieri. Bisogna da loro accogliere idee e proposte. Una partecipazione attiva sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione, attraverso iniziative di coworking, siglando un patto fra amministrazione e residenti.

In questo quadro assumono un ruolo importantissimo le aree verdi.

Palermo è una città che per più di 2500 anni si è relazionata in maniera organica con ambiente, natura, e paesaggio, ha sempre vissuto di agricoltura, allevamento, mare, era un sistema ecososteniblie che funzionava e produceva ricchezza. Questo sistema si è inceppato negli ultimi 70 anni, a causa di una cieca speculazione edilizia che ha devastato il territorio produttivo, snaturando i rapporti millenari fra città e territorio. Dobbiamo ricostruire quei rapporti: questa è la più importante sfida per Palermo. Lo possiamo fare in un solo modo, attraverso le aree verdi ancora presenti all’interno del nostro territorio comunale destinandole ad orti urbani, con il fine di ricostruire gli storici legami fra cittadini e territorio produttivo, di rieducare a pratiche ambientali. Non solo orti ma anche fattorie ed allevamenti urbani. Per fortuna gli spazi ci sono ancora, si pensi al parco di ciaculli, al parco fluviale dell’oreto, al parco della favorita.

Bisogna ribaltare quello che è successo negli ultimi 70 anni. Non più il cemento che aggredisce e violenta il territorio ma la natura che aggredisce il cemento e si inserisce con prepotenza nel Piano Regolatore Generale.

In questo quadro, risulta naturale il principio di utilizzo di suolo zero: non si deve più costruire un solo nuovo metro cubo di cemento. Le politiche devono essere interamente volte al recupero e riutilizzo dei troppi edifici vuoti all’interno del territorio comunale, sia pubblici che privati, andando incontro a quella che è l’emergenza abitativa.

Questi interi edifici inutilizzati diventano davvero troppi in centro storico, certuni ancora in stato di rudere dal ’43, edifici che generano un degrado indotto non indifferente. Bisogna che nei prossimi 5 anni si completi il processo di recupero del nostro centro, sono ancora tanti gli episodi irrisolti al suo interno nonostante 7 bandi di finanziamenti per i privati. Gli strumenti per completare il risanamento esistono: dai lavori eseguiti dal comune in danno ai privati (come avviene per l’edilizia pericolante) all’esproprio per pubblica utilità, con accordi con cooperative per edilizia economica e popolare.

È importante ridurre le auto in centro, aumentare le isole pedonali, migliorare il trasporto pubblico. Bisogna corredare il perimetro del nostro centro di parcheggi scambiatori, dove lasciare l’auto e prendere subito un mezzo pubblico.

È fondamentale per il nostro centro un piano commerciale che punti a portare, attraverso incentivi ai privati, attività necessarie quali palestre o asili nido, ma soprattutto ci serve un piano commerciale che miri al rilancio dell’artigianato.

Riportare all’interno delle antiche strade dei mestieri quegli stessi mestieri che danno alle strade il nome. Parlo della via Candelai, via Chiavettieri, via Materassai, via dei Coltellieri etc… Non è un progetto impossibile, basta che sia adeguatamente studiato, anche introducendo botteghe di lavorazione delle materie prime, come avviene ad esempio a Murano, dove fra un negozio e l’altro (dove si vendono oggetti in vetro di tutte le forme ed i colori) si può anche ammirare l’artigiano che soffia il vetro.

Questi sono alcuni dei miei temi, partecipazione attiva della cittadinanza, strumenti urbanistici, qualità architettonica, valorizzazione della bellezza, rieducazione a pratiche ambientali, riconnessione con il territorio produttivo, politiche per completare il risanamento del centro storico.

Se dovessi diventare consigliere comunale sarebbe un onore per me mettere la mia esperienza al servizio di Palermo.

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