La sfida più grande che Sinistra Comune vuole lanciare all’amministrazione comunale è quella di porre al centro delle azioni politiche e amministrative il tema sociale delle povertà e della coesione sociale.

La sfida più grande per le amministrazioni di prossimità è per noi quella di accorciare le distanze: periferia/centro – poveri/ricchi – avvicinare periferie e centro, eliminare il senso di scollamento tra chi è troppo (e male) assistito e chi invece non riesce proprio ad accedere a nessuna forma di servizio. Al tempo stesso occorre consolidare un modello sociale che ponga al centro del sistema di welfare territoriale il diritto all’inclusione e la promozione delle condizioni di benessere della persone e delle famiglie, intendendo ovviamente non solo quelle ”tradizionali“. Occorre ripensare un tipo di modello amministrativo fondato sul concetto di comunità, un vero e proprio patto sociale.

Il nostro programma vuole dare priorità alle questioni sociali che affliggono i cittadini e le cittadine dei quartieri e a partire dalle classi più disagiate.

Contrasto alle marginalità e diritto all’abitare

La priorità resta il blocco degli sfratti per morosità e un processo di regolarizzazione che consenta a coloro che hanno già occupato un alloggio e che possiedono i requisiti per accedere ai servizi di sostegno all’autonomia abitativa di restare nella loro casa. Non solo il diritto alla casa significa non perdere il senso di appartenenza sociale ma è un diritto che deve essere garantito a tutti e tutte per evitare ricadute devastanti in termini di esclusione sociale. La questione abitativa è un tema molto scottante, in generale qui nel meridione ci riporta ad una annosa realtà storica, il bisogno dei più deboli e fragili socialmente è brodo di coltura e porta d’accesso al “welfare della mafia”. Occorre altresì procedere ad un censimento di tutte quelle famiglie che vivono in alloggi (es. magazzini, case pericolanti) non dotati di abitabilità ed avviare anche per loro un percorso che consenta di avere una vera casa, sostenendoli nel percorso di fuoriuscita e di ricerca di un nuovo e idoneo alloggio.

Città amica delle bambine e dei bambini.

Se c’è una colpa che non possiamo permetterci di avere è quella di macchiare indelebilmente il futuro dei bambini e delle bambine di oggi, cittadini e cittadine di domani. Essere presenti per consentire a ciascuno di essi, nato in qualsiasi parte della Città, di crescere senza vedere pregiudicata la sua vita è un vero imperativo morale. Ripristinare e ripensare i servizi per l’infanzia e adolescenza non è quindi più rimandabile.

Il contrasto alla povertà educativa, infatti, è l’unico modo per evitare l’esclusione sociale. I servizi all’infanzia dovranno essere considerati una priorità: sia in termini di cura e protezione, che in termini di intervento e sostegno. Si ravvede la necessità di intervenire sui servizi per l’infanzia in termini di aumento degli asili, accesso all’istruzione finalizzata all’abbattimento del tasso di dispersione scolastica. La dispersione scolastica è una piaga sociale da contrastare, tale fenomeno è molto diffuso nei quartieri più popolari e molto spesso determina dinamiche sociali che sfociano verso scelte di marginalità sociale con conseguente rischio di ingresso dei ragazzi in circuiti penali e di criminalità organizzata.

I centri di Quartiere.

La progressiva diminuzione di fondi destinati alle politiche sociali rischia di impedire anche un livello minimo di prestazioni alle persone. E´ auspicabile dunque la creazione di centri polifunzionali in cui ciascun cittadino possa accedere per fruire dei servizi o per essere indirizzato a quello preposto per ogni bisogno, con un nuovo sistema di presa in carico complessivo. Sia per agevolare una conciliazione famiglia – lavoro che per il sostegno a chi non è autosufficiente, occorre realizzare azioni mirate attraverso un servizio maggiormente integrato tra servizi sociali, educatori, psicologi nonché scuole e servizi sanitari e la creazione delle farmacie comunali. I centri di Quartiere devono prevedere un lavoro capillare sul territorio, con forte potenziamento di una educativa di strada che non pretenda di snaturare le identità ma che si integri armonicamente con la quotidianità delle persone, in una relazione antropologica autonoma ma nel contempo collegata ai servizi sociali, favorendo la contaminazione delle buone prassi .